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Misericordes 

sicut Pater
"AFFIDATI ALL'AMORE DI DIO"
BREVE STORIA DEL GIUBILEO
 
 1. CHE COS'È' IL GIUBILEO?
Il Giubileo è un Anno Santo di remissione dei peccati. In questo caso, “rimettere” significa rinunciare a esigere quanto è dovuto (la pena) per qualche cosa (per il peccato compiuto). Questa nostra definizione è obbligatoriamente un po’ semplificata: avremo modo, nei prossimi mesi, di parlare a lungo del Giubileo…
Il termine “Giubileo” viene dalla parola ebraica yobel, che indicava il corno di capro il cui suono apriva, ogni 50 anni, un anno particolare per gli ebrei: era l’anno in cui veniva lasciata riposare la terra, venivano rimessi i debiti (i creditori rinunciavano
a riscuotere, insomma), erano liberati gli schiavi…
Per la Chiesa cattolica, il Papa in quest’anno concede l’indulgenza plenaria “giubilare” ai fedeli che vanno a Roma e compiono certe pratiche. Il primo Giubileo fu bandito per l’anno 1300 da Bonifacio VIII (Benedetto Caetani, pontefice dal 1294 al 1303): la decisione fu presa sull’onda della preoccupazione generata dalla notizia che grandi masse di pellegrini stavano raggiungendo Roma per ottenere una non ben definita “indulgenza plenaria” di inizio secolo.

2- CHE DIFFERENZA C'E' TRA UN GIUBILEO ORDINARIO E UNO STRAORDINARIO?
Il giubileo ordinario è celebrato ogni 25 anni, un intervallo stabilito da Paolo II (Pietro Barbo, 1464- 1471) quando nel 1470 indisse il Giubileo del 1475. In precedenza si celebrava ogni 100, 50 o 33 anni… Francesco ha indetto un giubileo straordinario, come Giovanni Paolo II per il 1983 e Pio XI per il 1933.

3- QUALI SONO LE TRE CARATTERISTICHE CHE IDENTIFICANO UN ANNO SANTO?
Sono l’indulgenza giubilare, il pellegrinaggio (a Roma, o in altre mete specificate dalla Bolla) e la Porta Santa.

4- CHE COS'E' L'INDULGENZA GIUBILARE? 
È l’indulgenza plenaria concessa in occasione del Giubileo al fedele che segue certi comportamenti. L’indulgenza è la remissione della pena temporale per i peccati già “perdonati” da Dio attraverso la confessione. La pena temporale è il “disordine morale” che resta in noi dopo la confessione: ci rende incapaci di aprirci totalmente alla Grazia e dunque ci “impone” di impegnarci per purificarci durante la vita terrena (e anche dopo, magari: in Purgatorio). L’indulgenza può essere parziale (è solo un passo nel cammino di purificazione) o plenaria, totale (com'è quella giubilare).

5- A CHE COSA SERVE IL PELLEGRINAGGIO A ROMA? 
Il pellegrinaggio è un percorso di pentimento e di preparazione al rinnovamento interiore che il fedele compie sulle orme di Gesù. È anche un itinerario “materiale”: per ottenere l’indulgenza giubilare bisogna andare pellegrini a Roma e recarsi in una delle basiliche patriarcali (San Pietro; San Giovanni in Laterano; Santa Maria Maggiore; San Paolo fuori le Mura; attenzione: possono essere indicate anche altre mete) dove si deve partecipare alla messa o a una celebrazione liturgica (lodi, vespri…), o a un “esercizio di pietà” (come la Via Crucis o il Rosario); oppure si deve restare per un certo tempo in adorazione di fronte all'Eucaristia e meditare seguendo anche un percorso di preghiera.
Il solo pellegrinaggio, però, non è sufficiente o necessario a garantire l’indulgenza. Prima di tutto il fedele deve volere l’indulgenza, poi dev'essere in stato di grazia, deve essersi completamente distaccato dal peccato, deve confessarsi, fare la comunione e pregare seguendo le intenzioni del Papa. Poi deve fare una “opera”: il pellegrinaggio in una delle “mete giubilari” è una opera di pietà, ma si possono fare – ovunque – anche opere di misericordia (visitare sofferenti, persone sole o in difficoltà…) o di penitenza (per esempio astenersi da consumi superflui).

6- QUANTI PELLEGRINI ARRIVERANNO A ROMA?
Una previsione fatta poco dopo l’annuncio di papa Francesco parla di 30 milioni di pellegrini.

7- CHE COS'È' LA PORTA SANTA?
L’8 dicembre 2015, il rito dell’apertura della Porta Santa nella basilica di San Pietro (ma anche le altre tre basiliche patriarcali di Roma ne hanno una, come ce l’hanno anche altre chiese) farà iniziare l’Anno Santo. La Porta è il simbolo del passaggio che ogni cristiano deve fare dal peccato alla grazia, pensando a Gesù che dice «Io sono la porta» (Giovanni 10, 7).
Fino al 1975, la Porta, murata nel periodo fuori dall’Anno Santo è stata abbattuta (le prime tre martellate erano date dal papa); dal 2000 viene solo aperta, perché non è più murata fuori e dentro, ma solo dentro. L’Anno Santo si chiuderà il 20 novembre 2016 con la chiusura della Porta.

8- DOPO L'ANNUNCIO DATO DA FRANCESCO, CHE COSA SUCCEDE IN PRATICA? 
Sono già partiti i preparativi: il Papa ha affidato l’organizzazione del Giubileo al Pontificio Consiglio della Nuova Evangelizzazione, presieduto da monsignor Rino Fisichella. Il primo atto ufficiale avverrà il 12 aprile vicino alla Porta Santa in San Pietro (ancora chiusa): verrà letta la Bolla, il documento con il quale il Papa spiega le “motivazioni” del Giubileo e rende anche note eventuali norme particolari per ottenere l’indulgenza.

9- L'ANNO SANTO SARA' CARATTERIZZATO DA UN QUALCHE "FILO ROSSO" PER I FEDELI?
Durante l’Anno Santo, nelle domeniche del Tempo Ordinario, si leggerà il Vangelo di Luca, l’“evangelista della misericordia”, definito da Dante Alighieri “narratore della mitezza del Cristo”. Nel suo Vangelo si trovano molte parabole significative sul tema della misericordia: quella della pecora smarrita che il buon pastore va a cercare o quella del padre che accoglie il figliol prodigo…

10 - QUANDO CI SARA' IL PROSSIMO GIUBILEO?
Se non ci saranno altri Giubilei straordinari, il prossimo Anno Santo si celebrerà nel 2025.

QUALCHE INFORMAZIONE IN PIU' SULLA MISERICORDIA

Dal Libro del Siracide ( 4,1-6.8-10)
Figlio, non rifiutare il sostentamento al povero, non essere insensibile allo sguardo dei bisognosi. Non rattristare un affamato, non esasperare un uomo già in difficoltà. 
Non turbare un cuore esasperato, non negare un dono al bisognoso. Non respingere la supplica di un povero, non distogliere lo sguardo dall'indigente. 
Da chi ti chiede non distogliere lo sguardo, non offrire a nessuno l'occasione di maledirti, perché se uno ti maledice con amarezza, il suo creatore esaudirà la sua preghiera. 
Porgi l'orecchio al povero e rispondigli al saluto con affabilità. 
Strappa l'oppresso dal potere dell'oppressore, non essere pusillanime quando giudichi. 
Sii come un padre per gli orfani e come un marito per la loro madre, e sarai come un figlio dell'Altissimo ed egli ti amerà più di tua madre.

MISERICORDIA - IL SIGNIFICATO
Nella teologia cattolica il significato del termine Misericordia di Dio si presenta in senso stretto oppure in senso più ampio. Si parla del primo caso qualora la Misericordia di Dio venga limitata a sollevare l’uomo dal baratro del peccato. I sostenitori di questo significato della Misericordia differenziano l’Amore e la bontà di Dio dalla Misericordia stessa. L’opera della creazione, l’elevazione dell’uomo alla santità e all’amicizia con Dio costituisce, secondo la loro opinione, l’espressione della bontà e dell’amore di Dio che per sua natura si divide e dona la bontà. Oggetto invece della Misericordia di Dio è la povertà umana ovvero il peccato. Se non ci fosse il peccato, Dio non dovrebbe mostrare la Sua Misericordia, ma mostrerebbe solamente amore e bontà. Il termine Misericordia di Dio nel suo significato più ampio definisce ogni azione di Dio “ad extra” (all’esterno), in quanto essa è la manifestazione dell’Amore di Dio verso le creature. I teologi che rappresentano questa visione della Misericordia sottolineano che la Misericordia è la caratteristica della forza e della bontà di Dio. Grazie alla Misericordia il Creatore fa nascere la creatura dal nulla. Egli inoltre compie qualcosa in più: fa scaturire il bene dal male (Garrigou-Lagrange). La Misericordia, nella loro opinione, è un attributo della natura di Dio che si manifesta in ogni azione di Dio all’esterno, sia che si tratti di creare, sia che si tratti di elevare tramite la grazia. Il peccato dell’uomo non ha causato un cambiamento in Dio, e cioè non Gli ha conferito un nuovo attributo, l’attributo della Misericordia. Dio è Misericordioso non solamente dopo il peccato, ma lo era da sempre, anche prima del peccato dell’uomo. La Misericordia è la manifestazione dell’aiuto da parte del Creatore alla sua creatura, il dare una mano che solleva dalla miseria del peccato e completa le sue mancanze. La più grande povertà, come noto, è la mancanza. Il San Giovanni Paolo II spesso utilizzava l’espressione amore misericordioso. Nell’Enciclica ”Dives in Misericordia” scriveva, che la Misericordia è una dimensione indispensabile dell’amore, e come se fosse un suo secondo nome (DM 7). La Misericordia, secondo lui, è una forma esterna dell’Amore di Dio verso l’uomo carico del peso delle debolezze umane. La Misericordia – scrisse – definita come amore misericordioso, ha tutte le caratteristiche dell’amore inteso nel senso più ampio. Contiene in sé tutto ciò che costituisce il contenuto dell’amore paterno, materno, coniugale, dei promessi sposi, fraterno, amichevole; e che è benigno, paziente, compassionevole, premuroso, servizievole, che perdona ed è fedele. L’amore misericordioso si concentra soprattutto sul valore basilare dell’uomo che costituisce la dignità della sua umanità e cerca di proteggerla, purificarla ed elevare questa dignità, come farla emergere dalle stratificazioni del male.

I VERBI DELLA MISERICORDIA
Le porte sante della terra, le porte del Signore, quali sono? Non ha nessun senso passare per la Porta Santa della Misericordia e non passare per la porta santa di un povero, di un malato, non far varcare la porta di casa tua a uno che ha fame, la porta del cuore a uno che è solo. Non ha senso chiedere misericordia a Dio, e non offrirla al tuo vicino.
Se il Giubileo non tocca la vita, non è giubileo. Il Giubileo sarà santo se scriveremo la nostra pagina, la nostra riga, il nostro frammento di un racconto amoroso, con le nostre mani.
La misericordia è un’arte che s’impara, imparando tre verbi: “vedere”, “fermarsi”, “toccare”, i primi gesti del Buon Samaritano.
  • Vedere.“Lo vide e ne ebbe compassione”. Il samaritano vede e si lascia ferire dalle ferite di quell’uomo. La misericordia inizia con lo sguardo non giudicante del vangelo: “Il primo sguardo di Gesù nei vangeli non si posa mai sul peccato delle persone, ma sempre sul loro bisogno Molte volte i vangeli riferiscono che Gesù “mentre camminava vide” (Mt 4,18); camminava e abitava la vita, ben presente a tutto ciò che accadeva nel suo spazio vitale; sapeva guardare negli occhi: “Donna, perché piangi?” (Gv 20,13) e scoprire nel riflesso di una lacrima urgere una promessa, un desiderio.Davanti alle ferite della vita qualcosa di noi vorrebbe chiudere gli occhi, girare la testa. Come fanno i falsi discepoli: quando mai, Signore, ti abbiamo visto affamato, assetato, nudo…? Non hanno avuto occhi per vedere le ferite della carne di Cristo.
  • Fermarsi. Per vedere bene, che sia un volto, un paesaggio, un’opera d’arte o un povero, non puoi accelerare il passo, ti devi fermare. E non “passare oltre” come il sacerdote e il levita della parabola. Oltre non c’è niente, tantomeno Dio. Quando ti fermi con qualcuno hai messo nel telaio in cui si tesse il tessuto buono della terra i tuoi doni impagabili, le risorse più preziose che hai: tempo e cuore. Hai fatto una dichiarazione d’amore senza parole. Per vedere un prato bisogna inginocchiarsi e guardarlo da vicino (Ermanno Olmi). C’è un solo modo per conoscere un uomo, Dio, un paese, una ferita: fermarsi, inginocchiarsi, e guardare da vicino. Guardare gli altri a millimetri di viso, di occhi, di voce. Guardare come bambini e ascoltare come innamorati, in silenzi
  • Toccare. Ogni volta che Gesù si commuove, si ferma e tocca. Tocca l’intoccabile: il lebbroso, il cieco, la bara del ragazzo di Nain. Toccare è parola dura, che ci mette alla prova, perché non è spontaneo toccare, non dico il contagioso o l’infettivo, ma anche il mendicante. Fai la tua elemosina, e lasci cadere la tua monetina dall’alto, guardandoti bene dal toccare la mano che chiede, mantenendo la distanza di sicurezza, senza rivolgere un saluto, una parola. E il povero rimane un problema anziché diventare una fessura d’infinito.Il tatto è un modo di amare, il modo più intimo; è il bacio e la carezza. E apre stagioni nuove.
Vedere, fermarsi, toccare: piccoli gesti. Ma la notte comincia con la prima stella, il mondo nuovo con il primo samaritano buono.

 LA MISERICORDIA VISSUTA
Le opere di misericordia corporale:

1)Dar da mangiare agli affamati e 2) Dar da bere agli assetati 
Queste due prime opere di misericordia si complementano a vicenda e si riferiscono all'aiuto che dobbiamo procurare in cibo e altri beni ai più bisognosi, a quelli che non hanno l'indispensabile per mangiare ogni giorno.Gesù, secondo quanto riporta il Vangelo di San Luca, raccomanda: «Chi ha due tuniche ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare faccia altrettanto» (Lc 3, 11).

3) Vestire gli ignudi
Quest'opera di misericordia è diretta a rispondere ad un'altra necessità fondamentale: il vestito. Molte volte viene facilitata dalle raccolte di abiti che si fanno nelle parrocchie o in altri centri. Al momento di donare il nostro vestiario ci farà bene pensare che possiamo dare quello che ci avanza o che non ci serve più, ma che possiamo dare anche qualcosa di quello che ci serve.
Nella lettera di Giacomo siamo incoraggiati ad essere generosi: «Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: "Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi", ma non date loro il necessario per il corpo, a che cosa serve?» (Gc 2, 15-16).

4) Alloggiare i pellegrini
Anticamente ospitare i pellegrini era una questione di vita o di morte, per le difficoltà e i rischi dei viaggi; oggi in genere non è più così. Potrebbe però toccarci di accogliere qualcuno nella nostra casa, non per pura ospitalità di amicizia o di famiglia, ma per qualche vera necessità.

5) Visitare gli infermi
Si tratta di una vera attenzione ai malati e agli anziani, sia dal punto di vista fisico, che nel fare loro un po' di compagnia.
Il miglior esempio della Sacra Scrittura è la parabola del Buon Samaritano, che curò il ferito e, non potendo continuare ad occuparsene direttamente, affidò le cure necessarie ad un altro, offrendogli di pagarle (cfr. Lc 10, 30-37).

6)Visitare i carcerati
Quest'opera di misericordia consiste nell'andare a trovare i carcerati e prestare loro non solo aiuto materiale ma anche un'assistenza spirituale che serva loro per migliorare come persone, correggersi, imparare un lavoro che possa essere loro utile quando termini la pena, ecc.
Significa anche riscattare gli innocenti e i sequestrati. Nell'antichità i cristiani pagavano per liberare gli schiavi e si scambiavano con prigionieri innocenti.

7) Seppellire i morti
Cristo non aveva posto in cui riposare. Un amico, Giuseppe di Arimatea, gli cedette la sua tomba. Non solo, ma ebbe anche il coraggio di presentarsi davanti a Pilato e chiedergli il corpo di Gesù. Anche Nicodemo aiutò a seppellirlo. (Gv 19, 38-42)
Seppellire i morti sembra un comandamento superfluo, perché -di fatto- tutti vengono sepolti. Tuttavia, per esempio in tempo di guerra, può essere una comando molto esigente. Perché è importante dare degna sepoltura al corpo umano? Perché il corpo umano è stato dimora dello Spirito Santo. Siamo "tempi dello Spirito Santo" (1Cor 6,19).
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